Golosità

Quando il fuoco che il sole
porta a spasso nelle strade
si ritira, e piano, piano
dona sempre men calore,
e le notti son più lunghe
e diventano più fredde,

s’avvicina quel momento
di pensare alle famiglie …
e tornare tutti insieme
a passare le nottate,
divertendosi a giocare,
e a imbandire “tavolate”

Quante cose che si possono
preparare per mangiare …
e l’odore già stordisce
quella gente della strada
che, passando anche a distanza,
ha già i crampi nella pancia.

“Raviulèḍḍṛi”, “spinci fritti”,
fichi al forno con l’alloro,
“squadatèḍḍṛi” dolci e amari
con le “cassàte”di ricotta,
“pasticciòtti” al forno cotti
ripieni con la marmellata,

“mustazzòla” ricamati
con il miele già impastati …
e le mandorle tostate,
assieme alle “caccavìe”,
fanno con la “passolata”
un profumo di “malvasìe!” …

Sono il “dolce” di questa gente;
e non meno è il “salato”;
con la bella “tummiçeḍḍṛa”
che a mangiarla sembra squagli,
con i “capperi” in insalata
o dentro la “ghiòtta”miscelati,

“Lu viscòttu” scuro, scuro
accompagnato col formaggio …
e l’origano del bosco
che qui ha un odore diverso
e che messo nell’ “ammògghiu”
riempie tutto l’universo.

Ed il vino di “Zibibbo”.
forte, ma di gran sapore,
col moscato profumato
dall’uva passa e dal sole,
fanno la tavola che c’è
degna proprio di un gran “Re”.

Mentre mangio queste delizie
raccomando al mio vicino:
– Quete cose non buttare
fuori dal tuo bel giardino,
non cambiare questi sapori
con i veleni di oggigiorno –

Perché andando in fondo, in fondo,
quando tu ti senti solo,
e a tentoni vai cercando
dentro di te il giusto “modo”,
loro soli possono dirti
come fare per trovare,
la stradina del coraggio
che ti fa ricominciare.