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(Odissea dei contadini Panteschi)

 

Pantesco, in silenzio tu, partisti
con la valigia piena di speranza,
e quando, ormai deciso, te ne andasti,
non avevi di che riempire la tua pancia.

Con un gran bacio tua madre salutasti,
e ‘sì dicendo la rassicurasti:
“Mamma, io me ne vado a lavorare,
ma aspettami … che qui voglio tornare!”

Il Regime affittava quasi a niente
i terreni dell’altro Continente;
e la Tunisia ha avuto il tuo sudore,
il tuo lavoro, e il tuo giovane ardore.

Dopo tant’anni che diventò “Regina”
della vigna, e l’hai riempita di “jiardina”,
quella Nazione estranea e senza amore,
rivolle la sua terra ed il suo sole! …

Hai fatto la valigia e così sia,
e tornasti a la tua Pantelleria!

Ora non sei più tu il ragazzetto,
che un giorno se n’è andato poveretto;
ora un bel po’ di soldi tu li hai avuti,
ma per vivere qua non li hai usati!

Tua madre, non è più … e queste mura,
questa casa, quet’asino, questa natura,
sono troppo stretti, troppo duri e lenti,
per chi ha visto lontani continenti.

Così, lasciasti il “lòcu” e il tuo “jiardinu”,
per andare a lavorar l’Agro Pontino;
della tua arte ornasti quella terra
e là ti sistemasti in pace e in guerra.

Ricominciasti ancora, e come artista,
con sapienza arricchisti, a prima vista,
quella contrada di fango e senza niente,
con giardini, con case, e con sarmenti.

Il mondo hai conosciuto, e dove vai,
lavoro e serietà sempre tu dai!
Ma passa il tempo, e in fondo, in fondo al cuore
non scordi ‘il tuo paese ed il tuo mare …

Ed ai tuoi figli che corrono nel mondo,
ignorando la tua Storia ed il tuo tempo,
parlando della fine che è vicina,
ripeti che vuoi tornare al tuo “dammùsu”,

per ritrovare lì, pace e riposo …

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